Blog su esempi di buone pratiche con le tecnologie per l'invecchiamento

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Buddy HomeCare: premiata come buona prassi in Thailandia

Sistema di gestione e monitoraggio della comunità per l'assistenza agli anziani

Buddy HomeCare è stato lanciato dalla Fondazione per lo sviluppo degli anziani (FOPDEV) nel 2012. L'impresa sociale ha vinto il premio Healthy Aging Prize for Asian Innovation (HAPI) nella categoria "tecnologia ed innovazione" nel 2020 per la sua applicazione di monitoraggio. L'amministratore delegato, Sawang Kaewkantha, spiega in una breve intervista perché Buddy HomeCare è così eccezionale.

Il 1999 è stato proclamato l'Anno internazionale dell'anziano dalle Nazioni Unite. Questo è stato l'impulso per la creazione della Fondazione FOPDEV, che in seguito ha avviato il concetto di "Buddy HomeCare" (BHC). Dopo una fase di sviluppo di tre anni, nel 2015 il governo ha finanziato un progetto pilota di due anni. L'obiettivo del BHC è garantire un buon servizio di assistenza domiciliare a tutti gli anziani, compresi quelli a basso reddito. Il programma BHC offre una soluzione intergenerazionale ai problemi sfaccettati degli anziani bisognosi di assistenza, ma anche dei giovani indigeni che vivono in povertà e con limitate opportunità educative nelle montagne thailandesi. Sawang Kaewkantha spiega: "[I giovani indigeni] Non hanno la possibilità di studiare perché dovrebbero venire in città. Ciò significa che sarebbe molto costoso per la famiglia del villaggio. Molti di loro potrebbero essere sfruttati dall'esterno o ricevere salari giornalieri a basso costo ". Si tratta dei giovani indigeni delle tribù Karen, Lahu, Hmong. Questi sono gruppi etnici minoritari con una propria lingua che vivono nel nord della Thailandia e in Myanmar. Il BHC offre loro una formazione per diventare personale infermieristico. Questo dà loro la possibilità di contribuire al benessere degli anziani, offrendo al contempo migliori prospettive di carriera. Per le loro famiglie è un grande sollievo quando la generazione giovane diventa finanziariamente indipendente. Stanno seguendo un corso di formazione di tre mesi presso la Facoltà di Infermieristica dell'Università di Chiang Mai. "Li chiamiamo assistenti perché non sono volontari, ma sono pagati per questo lavoro. Questi assistenti possono a loro volta trasmettere le conoscenze ai volontari della comunità. I volontari devono soltanto completare un corso di assistenza agli anziani di cinque giorni su come lavorare con gli anziani della regione. (...) Allo stesso tempo, svolgono una funzione di supervisione", afferma il responsabile del BHC e descrive altri vantaggi del concetto. In Thailandia, la responsabilità per gli anziani fa parte delle norme sociali di base. Molte persone rinunciano al proprio lavoro per prendersi cura dei familiari anziani. Sawang Kaewkantha, ad esempio, è molto felice di poter continuare a lavorare grazie agli assistenti del BHC. Sua moglie ha avuto un ictus due anni fa e da allora lei ha bisogno di assistenza permanente.

L'innovazione di successo
Tuttavia, il premio HAPI non è stato assegnato al progetto BHC per i suoi enormi risultati sociali, ma per l'uso innovativo di un'applicazione di monitoraggio. I molti anni di esperienza della fondazione nel campo dell'assistenza comunitaria sono stati utilizzati per sviluppare un nuovo sistema di monitoraggio. Ciò che distingue il sistema di monitoraggio di BHC dagli altri è il suo approccio imprenditoriale sociale, che mira a una società giusta per tutti, con un impatto su diversi gruppi target. Grazie agli strumenti digitali, il lavoro può essere svolto in modo sistematico ed efficiente. La dashboard copre la valutazione, la pianificazione del programma di assistenza, la pratica assistenziale e la raccolta dei dati. L'applicazione include funzioni per condurre screening sanitari, creare programmi sanitari individuali e consentire controlli di follow-up. I dati sono accessibili agli operatori e ai volontari, ma anche i familiari possono accedere alle informazioni in tempo reale. Il personale infermieristico o i volontari del BHC eseguono quindi controlli sanitari di base, come la misurazione della pressione sanguigna, e possono assistere nelle attività della vita quotidiana, come il bagno, il taglio di unghie e capelli e l'aiuto domestico. Grazie alla registrazione e al monitoraggio sistematico dei dati sanitari, le anomalie possono essere notate e trattate rapidamente. Inoltre, l'applicazione offre una valutazione delle prestazioni degli assistenti e una panoramica dello stato di sviluppo e della situazione degli anziani.

Piani futuri
L'impatto sociale del progetto è ampio e diversificato. Ufficialmente, il ritorno sociale di Buddy HomeCare è pari a cinque volte l'investimento del governo. Inoltre, il programma è molto efficiente in termini di costi e sostenibile perché offre servizi a pagamento che servizi comunitari. La fondazione continua a perseguire quattro strategie. "Una è lo sviluppo della comunità e dell'organizzazione. La seconda è la condivisione delle informazioni, la gestione della conoscenza. La terza è il networking", Sawang Kaewkantha elenca e aggiunge: "L'ultimo punto è la raccolta di fondi; questo è molto importante perché Buddy HomeCare intende espandere il suo modello di business a Bangkok e in altre regioni in futuro". Hanno ottenuto una sovvenzione dalla società thailandese "Prueksa" per la creazione di una casa di cura modello con dieci letti. "Stiamo lavorando al progetto insieme a una chiesa locale. Ma l'obiettivo resta quello di sostenere gli anziani in loco, in un ambiente familiare, il più a lungo possibile. La casa di cura dovrebbe essere solo un'opzione di emergenza. Qui vengono ospitate solamente le persone anziane sole e bisognose di assistenza che non possono contare sull'aiuto dei vicini."

Intervista: Samira-Salomé Hüsler, Rhea Braunwalder
Teste: Monika Freund Schoch
Traduzione: Lisa Katharina Kortmann


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Nella foto qui sotto: L'amministratore delegato di "Buddy HomeCare", Sawang Kaewkantha

CareTable: una tecnologia innovativa per l'assistenza stazionaria a lungo termine

Intervista con il fondatore di «CareTable», il Signor Christoph Schneeweiss

L'invecchiamento progressivo della società pone grandi sfide alle strutture di assistenza. Attualmente, vengono sviluppate molte nuove tecnologie che cercano di fornire sollievo in questo settore, e una di queste è il CareTable. Questo dispositivo touchscreen di grandi dimensioni è stato appositamente progettato per migliorare la qualità della vita dei residenti nei centri di assistenza geriatrica e nelle istituzioni di cura. Un colloquio con il fondatore dell'azienda in forte crescita fornisce uno sguardo alla nascita di CareTable, alle sue funzionalità, alle sfide e alle riflessioni etiche intorno a esso.

Monika Freund Schoch (MFS): Oggi abbiamo il piacere di accogliere il Signor Christoph Schneeweiss, che ci parlerà di una tecnologia interessante nel campo dell'assistenza agli anziani: il CareTable. Grazie per aver dedicato del tempo a parlare con noi. Potrebbe spiegarci un po' di più su questo prodotto?
Christoph Schneeweiss (CS): Certamente, grazie per avermi invitato. Sono davvero felice di parlare del CareTable, un prodotto che abbiamo lanciato circa quattro anni fa. Cos'è esattamente il CareTable? Si può immaginare come un tablet di grandi dimensioni. Si tratta di un grande touchscreen, quasi come una televisione, montato su ruote e regolabile in altezza e inclinazione in base alle esigenze dei residenti delle case di cura e delle strutture per anziani. Su questo tablet non si trovano le classiche app che conosciamo da iPhone o dispositivi Android, ma applicazioni sviluppate specificamente per l'assistenza agli anziani. Queste vanno dal lavoro biografico all'esercizio fisico, fino all'intrattenimento sotto forma di giochi, tutto pensato per rendere più vario e gioioso il quotidiano nelle strutture di assistenza.

MFS: Sembra davvero interessante. Come è nata l'idea del CareTable? Qual è stato il punto di partenza dello sviluppo?
CS: L'idea originale proviene da una tesi di master dell'Università Martin Lutero di Halle, precisamente dalla facoltà di scienze infermieristiche. Quando abbiamo fondato la nostra azienda nel 2019, inizialmente avevamo un progetto completamente diverso. Volevamo creare un fornitore di servizi IT per il settore dell'assistenza, ma non ha funzionato come speravamo. Poi l'università si è avvicinata a uno dei nostri clienti proponendo una collaborazione con uno degli studenti, che stava scrivendo la sua tesi su come gli anziani si trovassero con un grande touchscreen rispetto ai tablet tradizionali. Così abbiamo sviluppato un prototipo, che è stato sorprendentemente ben accolto dai residenti, tanto da essere utilizzato fino a quattro ore al giorno. Questo per noi è stato il segnale che stavamo andando nella giusta direzione, e abbiamo quindi continuato a sviluppare il prodotto. Oggi, il CareTable è utilizzato in circa 1.000 strutture in Germania, Austria, Svizzera (ad esempio a Zurigo, Dietlikon, Wallisellen, Erlinsbach, Willisau e Spiez) e Lussemburgo.

MFS: Qual è stato il suo ruolo nello sviluppo del CareTable e come si è evoluto il prodotto?
CS: Sono uno dei due fondatori e ho creato il CareTable insieme a Tobias Jecht. Tobias si occupa principalmente della consulenza ai clienti e delle vendite, mentre io sono responsabile dei processi interni, dello sviluppo del prodotto e delle questioni relative al personale e alle finanze. Nello sviluppo del CareTable, è stato subito chiaro che dovevamo lavorare molto da vicino con i feedback degli utenti, sia degli operatori sanitari sia dei residenti. Questi feedback sono stati fondamentali per plasmare il prodotto in modo che soddisfacesse le esigenze delle case di riposo.

MFS: Ci sono state difficoltà o sfide nello sviluppo del CareTable?
CS: Sì, certamente. Inizialmente avevamo poca esperienza e dovevamo imparare molto. Un grande errore all'inizio è stato che la prima versione del CareTable era fissa: una tavola con quattro gambe, che non era né mobile né regolabile in altezza o inclinazione. Questo ha fatto sì che molti residenti, in particolare quelli in sedia a rotelle o allettati, non potessero utilizzare il dispositivo. All'inizio del 2021 abbiamo quindi sviluppato una versione mobile, regolabile ergonomicamente, che è quella attualmente in uso. Anche dal lato software, inizialmente c'erano poche applicazioni, ma le abbiamo ampliate progressivamente. La nostra idea iniziale era di utilizzare il CareTable principalmente come "tavolo da gioco", ma presto è diventato evidente che aveva molto più potenziale, ad esempio per il lavoro biografico, la stimolazione cognitiva e l'esercizio fisico.

MFS: In che modo il CareTable e le sue applicazioni contribuiscono alla qualità della vita dei residenti?
CS: Il CareTable apre ai residenti nuovi mondi digitali. È affascinante vedere che le persone anziane, contrariamente a molti pregiudizi, amano utilizzare i dispositivi digitali se vengono introdotti in modo appropriato. Nelle strutture di assistenza, spesso c'è un rapporto di una figura di assistenza per 20 residenti. In questo contesto, può accadere che alcuni residenti vengano trascurati o si ritirino in se stessi. Il CareTable permette di avviare un programma di attivazione con pochi clic, che copre diversi interessi e livelli di difficoltà. In questo modo, più residenti possono essere coinvolti nell'assistenza, con benefici sia per loro sia per il personale.

MFS: Quali sfide e limitazioni ci sono ancora oggi con il CareTable?
CS: Naturalmente, non tutto è perfetto. Il CareTable è uno strumento prezioso, ma non risolve tutti i problemi. Una grande sfida su cui stiamo lavorando attualmente è la personalizzazione del dispositivo. In futuro, sarà possibile creare profili per i residenti, in modo che le loro preferenze personali e la loro biografia possano essere integrate nel programma di attivazione. Attualmente, lavoriamo con livelli di difficoltà generali, ma l'obiettivo è fare suggerimenti personalizzati basati sulle preferenze e sulle attività precedenti dei residenti. Inoltre, vorremmo ampliare la gamma di applicazioni, in particolare nell'ambito dello sport e dell'esercizio fisico. Ci saranno sempre residenti che, a causa di limitazioni motorie o cognitive, non potranno utilizzare il dispositivo o non vorranno farlo. È quindi importante essere realistici e non creare aspettative irrealistiche.

MFS: E per quanto riguarda la protezione dei dati? Ci sono state preoccupazioni in merito?
CS: La protezione dei dati è un tema importante nel settore dell'assistenza, e naturalmente lo teniamo in considerazione. In particolare, per applicazioni come la videochiamata o la galleria fotografica, inizialmente ci sono state delle preoccupazioni, poiché coinvolgono dati personali. Abbiamo tuttavia messo in atto contratti per il trattamento dei dati e dichiarazioni di protezione dei dati aggiornate, in modo che queste funzioni possano essere utilizzate senza problemi. Se in futuro la personalizzazione si baserà sui dati dei residenti, dovremo esaminare attentamente come garantire la protezione dei dati.

MFS: C'è qualcos'altro che vorrebbe dire ai nostri lettori o ascoltatori?
CS: Sì, ci tengo a trasmettere un'immagine diversa dell'età. La tecnologia e la digitalizzazione trovano grande consenso anche negli ambienti di assistenza stazionaria per le persone sopra gli 80 anni. È sbagliato dire che gli anziani non sono interessati alla tecnologia. Al contrario, se introdotti correttamente, ne traggono grande piacere. Dovremmo smettere di escludere gli anziani da queste opportunità a causa di una visione antiquata dell'età.

MFS: Grazie mille, Signor Schneeweiss, per questa interessante intervista!
CS: Grazie a voi.

Intervista e testo: Monika Freund Schoch
Traduzioni:
EN: Monika Freund Schoch
FR: Rhea Braunwalder
IT: Lisa Kortmann
Con il supporto dell'IA


Sito web del produttore DE

Nella foto qui sotto: Christoph Schneeweiss con CareTable**

D-Free: Tecnologia in uso contro l'incontinenza urinaria

Nel 2017, DFree ha lanciato un sensore a ultrasuoni indossabile che misura i livelli di riempimento della vescica. Tramite un'app, gli utenti o gli assistenti ricevono una notifica e possono raggiungere la toilette in tempo utile. Dfree è stato testato nel 2020/2021 nell'ambito di uno studio pilota condotto dall'Università Martin Luther di Halle-Wittenberg su 18 pazienti urologici affetti da disturbi della funzione vescicale per un periodo di tre mesi (Schönburg et al. 2023). Il feedback sul dispositivo è stato positivo, anche se sono stati avanzati suggerimenti per migliorare la facilità d'uso. Dfree è stato testato anche negli ospedali con il personale infermieristico (Hofstetter et al. 2023). L'intervista con Ty Takayanagi, il vicepresidente del marketing di DFree USA ci parla di questo sensore a ultrasuoni unico nel suo genere.

Signor Takayanagi, cos'è Dfree e da dove nasce?
Nel 2015 abbiamo analizzato il mercato dell'incontinenza urinaria e ci siamo resi conto che aveva un enorme potenziale. Circa 500 milioni di persone nel mondo, tra cui molti anziani, soffrono di incontinenza urinaria. Le misure più comuni sono la protezione anatomica, i pannolini, i farmaci o le operazioni invasive. DFree è come un timer per la vescica. Viene fissato al basso ventre con una striscia adesiva ed è collegato a un'applicazione per smartphone. Un numero su una scala da 1 a 10 indica quanto è piena la vescica. Quando si raggiunge la soglia, viene inviata una notifica per andare in bagno.

“DFree è come un timer per la vescica”.

Chi ha partecipato allo sviluppo del prodotto e qual è stato il feedback?
I membri del nostro team provengono tutti da esperienze diverse: Il CEO era un consulente nel settore sanitario e ha avuto l'idea iniziale. Il nostro direttore tecnico ha molte conoscenze ed esperienze tecniche, mentre io ho un background nelle vendite e nel marketing. Prima di lanciare il primo prodotto sul mercato nel 2017, abbiamo realizzato diversi prototipi. Abbiamo testato il nostro dispositivo con molti anziani e con i nostri principali clienti, le case di cura, e abbiamo ricevuto un feedback su ciò che trovavano buono e meno buono. Il primo prodotto era un grande sensore con una batteria e un cavo. Era troppo ingombrante, perché le dimensioni del dispositivo portatile sono molto importanti per il comfort. Ora, tutto è integrato in questo piccolo dispositivo. Inoltre, il dispositivo doveva essere impermeabile in caso di perdite di urina.

In che modo DFree contribuisce a migliorare la vita degli anziani?
Alla fine si tratta di rafforzare la fiducia in se stessi e la dignità. Abbiamo parlato con persone anziane che si vergognano della loro incontinenza. Alcuni smettono di socializzare o riducono l'assunzione di liquidi per questo motivo. Vogliamo che le persone abbiano un po' più di fiducia in se stesse e continuino a fare le cose che amano. Naturalmente, siamo consapevoli che DFree non può curare l'incontinenza urinaria. Chi soffre di incontinenza grave dovrebbe sempre prendere in considerazione altre soluzioni.

“ Alla fine, si tratta di rafforzare la fiducia in se stessi e la dignità”.

Quali sono le prospettive di DFree per il futuro?
Abbiamo già consegnato più di 5.000 unità in Giappone e negli Stati Uniti. Più di 500 istituti per anziani utilizzano DFree. Visto che siamo un'azienda giapponese, la maggior parte di essi si trova in Giappone. Ora vogliamo lanciare il prodotto sul mercato europeo. L'obiettivo è ottenere una maggiore visibilità in Europa e trovare partner adeguati.

Come vede il ruolo della tecnologia nel campo dell'invecchiamento?
Penso che sia enorme. In Giappone, il 25% della popolazione avrà presto più di 65 anni. C'è una carenza di persone che si occupino degli anziani e dobbiamo affidarci alla tecnologia e alla robotica per sostenerli.

Intervista e testo: Rhea Braunwalder
Traduzione: DeepL


Per ulteriori informazioni:

Schönburg, Sandra Helen; Hofstetter, Sebastian; Buhtz, Christian; Paulicke, Denny; Stoevesandt, Dietrich; Jahn, Patrick et al. (2023): Der Einsatz des DFree-Ultraschallsensors für ein ausgewogenes Blasenmanagement. In: Aktuelle Urologie 54 (6), S. 457–463. DOI: 10.1055/a-2107-8947. Online: https://www.thieme-connect.de/products/ejournals/abstract/10.1055/a-2107-8947

Hofstetter, Sebastian; Ritter-Herschbach, Madeleine; Behr, Dominik; Jahn, Patrick (2023): Ultrasound-Assisted Continence Care Support in an Inpatient Care Setting: Protocol for a Pilot Implementation Study. In: JMIR research protocols 12, e47025. DOI: 10.2196/47025.

Jelly Nail Stickers: Una soluzione di sicurezza per i pazienti affetti da demenza dal Giappone

Orange Links: Riportare in modo sicuro a casa i pazienti affetti da demenza che vagano.

Orange Links è stata fondata nel 2015 nella prefettura di Saitama, in Giappone. La governatrice, Yukiko Yoshida, ha sviluppato un adesivo per unghie in gel dotato di un codice QR con un sistema di verifica dell'identità. Le persone che vagano e indossano l'adesivo possono essere rapidamente identificati dai passanti utilizzando uno smartphone.

Secondo l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), in Svizzera circa 153 000 persone soffrono di demenza. La maggior parte di queste persone vive a casa e viene assistita da familiari o altri parenti stretti. Il vagabondaggio può essere un notevole peso e stress per tutte le persone coinvolte. Rispetto ad altri mezzi di identificazione, come i dispositivi GPS, gli adesivi sui vestiti o i portachiavi, suscettibili di essere dimenticati o rimossi, l'adesivo per unghie offre un metodo low-tech, economico e infallibile per identificare le persone che vagano. Il prodotto ha vinto il Gran Premio per la Tecnologia e l'Innovazione agli Asian Health and Longevity Innovation Awards 2022. In un'intervista scritta con Kazuhiko Sugimoto, fratello della fondatrice, la signora Yukiko Yoshida, approfondiamo la conoscenza di questo prodotto.

Istituto di Ricerca sull'Invecchiamento (IAF): Signor Sugimoto, può dirci qualcosa di più su come è stato concepito il progetto?

Kazuhiko Sugimoto (KS): Un conoscente della signora Yoshida, affetto da demenza, è stato trovato a 20 km da casa loro dopo essersi allontanato in bicicletta. All'inizio tutti erano sopresi del fatto che questa persona affaticata si fosse si fosse allontanata così tanto, ma si è scoperto che il luogo del ritrovamento era vicino al suo vecchio posto di lavoro. La signora Yoshida, che all'epoca era appassionata di adesivi per unghie alla moda, ha avuto l'idea di creare un adesivo per unghie con codice QR e un sistema di verifica dell'identità per identificare le persone affette da demenza che vagano e contattare i loro parenti.

IAF: Ci sono state difficoltà nello sviluppo del prodotto?

KS: Essendo originariamente specializzati in consulenza e sviluppo IT, non avevamo alcuna conoscenza del settore dell'assistenza. Per quasi un anno ci siamo immersi nelle case di riposo, nelle cliniche per persone affette da demenza, nella scuola giapponese di lavoro sociale e nei centri comunitari per acquisire una migliore comprensione di questo settore.

IAF: Come pensate che il prodotto e la tecnologia in generale contribuiscano alla vita degli anziani?

KS: In generale, crediamo che la tecnologia rappresenti uno degli strumenti per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) stabiliti dalle Nazioni Unite. Per quanto riguarda il nostro progetto, ci riferiamo all'SDG 3 "salute e benessere" e all'SDG 11 "città e comunità sostenibili". Inoltre, le statistiche mostrano che anche se le famiglie sono molto attente a un parente affetto da demenza, le persone affette da demenza a volte vagano. L'uso dell'adesivo QR dà sollievo a familiari e assistenti.

Ecco altri motivi per cui riteniamo che questo prodotto contribuisca a migliorare la vita delle persone affette da demenza:

IAF: Dove viene venduto il prodotto ed è disponibile al di fuori del Giappone?

KS: Il prodotto è venduto nei comuni e nelle case di riposo di tutto il Giappone. Vorremmo espanderci soprattutto in Asia e, in una seconda fase, in Europa. Stiamo lavorando con partner locali in ogni Paese. Ad esempio, abbiamo preso contatto con un'organizzazione per la demenza in Corea del Sud. Saremmo lieti di essere contattati anche da organizzazioni e aziende europee che vogliano aiutarci a raggiungere questo obiettivo.

Il prodotto è disponibile in diverse lingue. Scansionate i codici QR qui sotto per vedere le diverse versioni linguistiche:

Intervista e testo: Rhea Braunwalder
Traduzione: Lisa Katharina Kortmann
Illustrazioni: Orange Links


Per ulteriori informazioni (francese):
https://usbeketrica.com/fr/article/un-vieil-homme-ne-savait-plus-rentrer-chez-lui-sa-famille-l-a-retrouve-grace-a-son-qr-code

Joy for All: Un gatto robot per anziani

Una conversazione sul gatto robot dell'azienda "Joy for all" e su altre tecnologie nel campo dell'invecchiamento

Le conseguenze dell'isolamento sociale negli Stati Uniti sono annualmente associate a spese sanitarie aggiuntive pari a 6,7 miliardi di dollari americani – paragonabili alle spese per l'artrite, le malattie cardiache, l'ipertensione e il diabete. Un'iniziativa premiata negli Stati Uniti fornisce animali domestici robotici agli anziani socialmente isolati in tutto lo stato di New York. Abbiamo parlato con Josef Huber, un esperto di tecnologie per l'invecchiamento, riguardo al "Joy for all"- gatto e altre innovazioni. Ha condiviso con noi una visione approfondita delle sfide e delle opportunità nell'implementazione delle tecnologie che possono avere un impatto sostenibile e positivo sulla vita degli anziani.

Gli animali domestici robotici sono stati a lungo utilizzati con successo in varie terapie. In particolare, per migliorare le capacità cognitive delle persone affette da Alzheimer o altre forme di demenza, vengono utilizzati animali domestici robotici. Il programma pilota del NYSOFA (New York State Office for Aging; it.: Ufficio per l'invecchiamento dello Stato di New York) ha dimostrato che questi animali domestici influenzano positivamente la salute e il benessere degli anziani su un piano più ampio. Nel corso del programma pilota nel 2018, 60 persone in 12 contee hanno ricevuto animali domestici animatronici tramite l'ufficio per l'invecchiamento della loro contea. Applicando la scala di solitudine DeJong in diversi momenti del progetto, è emerso che il 70 percento di questi anziani ha sperimentato una riduzione (anche significativa) della solitudine e una diminuzione del 75 percento del dolore. Per questo motivo, il progetto viene continuato ed espanso.

Josef Huber, direttore del SimDeC (Simulazione nell'assistenza alla demenza) a San Gallo, conosce diverse tecnologie che mirano a consentire alle persone anziane di vivere in modo autonomo nel proprio domicilio. Anche il "Joy for all"-gatto ha trovato spazio nelle sue sale espositive. Il gatto robot non entusiasma personalmente Josef Huber, poiché non è un "amante dei gatti", ma Huber osserva molte persone che amano giocarci. Nella sua ricerca, funge piuttosto da catalizzatore per discussioni e può promuovere un dibattito etico sull'uso della tecnologia. Attraverso l'uso di un pupazzo a mano come mezzo di comunicazione alternativo, si cerca di semplificare il dialogo su tali temi e di abbattere gli ostacoli: "Vogliamo incoraggiare le persone a dire: non è importante capire esattamente come funziona la tecnologia, ma è importante vedere che effetto ha." Le sue esperienze personali con il gatto robot chiariscono che l’aspetto attraente del gatto porta non solo suscita reazioni positive, ma anche alcune sfide. Anche se il gatto suscita reazioni positive negli anziani e sembra creare un certo legame emotivo, si nota che potrebbe non soddisfare tutte le aspettative in termini di tatto. È interessante notare che alcune persone rifiutano di spegnere il gatto perché si sentono "come se stessero uccidendo il gatto", dice Josef Huber.

Il signor Huber si pone molte domande riguardo alla praticità e al ruolo della tecnologia nell'ambito dell'invecchiamento: "Tecnologia o tecnica? Quando parliamo di elettronica, dobbiamo iniziare a contare: cosa significa in termini di energia? Cosa significa in termini di dati? A quali opportunità e rischi dobbiamo pensare?" L'esperto vede un grande potenziale nelle piccole cose che possono facilitare la vita quotidiana e nella personalizzazione dell'offerta in base all'analisi dei bisogni (ad esempio, un macinapepe personalizzato). Sottolinea quanto sia fondamentale comprendere i bisogni specifici delle persone anziane e vuole sottolineare particolarmente "il valore aggiunto quotidiano della tecnologia". Motiva la sua opinione: "Questi bisogni rimangono gli stessi. La tecnologia, al contrario, ha cicli di innovazione molto rapidi, cambia tutto il tempo. Se parliamo di più sui bisogni, possiamo anche affrontare la complessità della tecnologia. E questi sono i temi che attraversano il mio lavoro come un filo rosso. Voglio raccontare storie e così scoprire di più sui bisogni. Una persona colpita da ictus ha esigenze molto diverse di un apribottiglie rispetto ad una persona cieca o una persona che ha dolore. Ed è qui che diventa interessante continuare a sviluppare la tecnologia".

Il gatto "Joy for all", così come altre soluzioni tecnologiche, può dare un contributo significativo nell'ambito dell'invecchiamento. Tuttavia, queste tecnologie devono essere utilizzate in modo funzionale e/o su misura per le esigenze. Ad esempio, una persona che non ama i gatti difficilmente troverà gioia in questa soluzione robotica. Il confronto tra diverse tecnologie - comprese alternative più costose al gatto robot come il robot foca "Paro" - sottolinea l'importanza delle scelte e dell'accettazione. Un altro tema è la connotazione negativa associata all'uso degli ausili. Non si vuole essere considerati "vecchi" o "impotenti". "Abbiamo bisogno di un accesso privo di stigma alle soluzioni tecnologiche", dice Josef Huber. Nel contesto dell'accessibilità, Josef Huber parla del laboratorio cittadino da lui fondato con il centro innovativo per la partecipazione (simdec.ch/page/izm) come iniziativa innovativa per portare oggetti nei quartieri insieme a una storia. Questo consente di riconoscere i bisogni della popolazione localmente e offrire consulenza da diverse prospettive. "SimDeC è un luogo in cui possiamo incontrarci. (...) Qui abbiamo spazio per le persone che possono incontrarsi ad altezza d’uomo per discutere di tecnologia. La nostra missione è spiegare quali prodotti tecnici o piuttosto quali bisogni esistono e come possiamo affrontarli utilizzando la tecnologia o altre opzioni di assistenza. In questo modo, secondo Huber, dovrebbe essere possibile "Age(ing) in place" (invecchiare a casa).

Intervista e testo: Monika Freund Schoch
Traduzione: Lisa Katharina Kortmann


Per ulteriori informazioni (in inglese):
NYSOFA Delivers Animatronic Pets to Older Adults in the North Country | Office for the Aging
Di più su SimDeC:
SimDec

Livy Care: Assistenza Digitale per il Settore Sanitario

Un'Intervista con Ali Reza Humanfar

In un mondo sempre più digitalizzato, anche il settore dell'assistenza sta diventando sempre più permeato da tecnologie innovative. Un esempio comprovato è Livy Care, un sistema di assistenza digitale progettato per supportare i caregiver e aumentare la sicurezza delle persone bisognose di cure. Ali Reza Humanfar, sviluppatore e mente di questo progetto, illustra la storia, le sfide e i piani futuri di Livy Care.

Livy Care è stato sviluppato per rispondere alle crescenti esigenze del settore sanitario. "Livy Care è un sistema di assistenza digitale che mira principalmente a supportare i professionisti della salute e migliorare la sicurezza delle persone bisognose di cure", spiega Humanfar. L'idea è nata da un'esperienza personale, quando suo padre ha subito un ictus dopo diversi infarti. Questa sfida familiare ha spinto Humanfar, in qualità di ingegnere, a riflettere su soluzioni tecniche in grado di fornire un'assistenza rapida in situazioni di emergenza e di informare i parenti.

Sviluppare una Tecnologia Rivoluzionaria
Il percorso dall'idea alla tecnologia finita è stato lungo e impegnativo. Humanfar ha iniziato le sue prime riflessioni già nel 2010, ma è stato solo nel 2020 che il suo lavoro nella tecnologia dei sensori ha portato allo sviluppo di Livy Care. "Abbiamo utilizzato la fusione dei sensori per combinare vari sensori, garantendo così un monitoraggio preciso e affidabile", spiega. La fusione dei sensori, un principio derivato dalla guida autonoma, consente a Livy Care di massimizzare i punti di forza dei singoli sensori e di compensarne le debolezze combinando i dati dei sensori.

Sfide nello Sviluppo

Lo sviluppo di un sistema così complesso ha comportato numerose sfide, in particolare la questione dei falsi allarmi. "Volevamo sviluppare una soluzione che non producesse falsi allarmi", sottolinea Humanfar. Ci sono voluti circa due anni per sviluppare l'hardware in grado di combinare in modo ottimale i vari sensori. Parallelamente, si è lavorato intensamente sul software, che rileva in modo affidabile le situazioni pericolose utilizzando il machine learning, riducendo il tasso di falsi allarmi a meno dell'uno per cento.

Coinvolgimento del Gruppo Target
Durante lo sviluppo di Livy Care, il team ha dato grande importanza al coinvolgimento del gruppo target. Le persone anziane e le strutture sanitarie sono state integrate nel processo per garantire che la tecnologia rispondesse esattamente alle loro esigenze. "Abbiamo condotto molte interviste per identificare con precisione la nicchia e il segmento di mercato", spiega Humanfar. In particolare, nell'ambito delle guardie notturne nelle strutture sanitarie, gli sviluppatori hanno visto un bisogno urgente che Livy Care affronta.

Limiti e Prospettive Future
Nonostante i numerosi vantaggi di Livy Care, ci sono anche dei limiti. "Una delle limitazioni è che la nostra soluzione è limitata agli ambienti interni", ammette Humanfar. Livy Care attualmente non copre il monitoraggio esterno. Tuttavia, i wearables possono essere un'aggiunta utile, poiché possono essere combinati con Livy Care. Guardando al futuro, Humanfar e il suo team si concentrano sull'alleggerimento del carico dei professionisti della salute. "Stiamo lavorando a soluzioni che riducono o eliminano i compiti di routine, permettendo di dedicare più tempo all'assistenza reale", afferma Humanfar.

Etica e Protezione dei Dati
Un altro aspetto importante nello sviluppo di Livy Care è la protezione dei dati. I dati vengono elaborati localmente, quindi non lasciano la stanza. "Questo garantisce il più alto livello possibile di sicurezza dei dati", sottolinea Humanfar. Con il supporto di esperti di protezione dei dati come il professor Dr. Thomas Jeschke e Thomas Althammer, è stato sviluppato un sistema che soddisfa i più alti standard di protezione dei dati.

Missione
Livy Care mostra come la tecnologia possa contribuire a migliorare il settore dell'assistenza e a migliorare la vita quotidiana degli assistenti e delle persone bisognose di assistenza. Nonostante le sfide e i limiti, Reza Humanfar è convinto che Livy Care possa dare un contributo importante alla soluzione della crisi dell'assistenza. “La nostra missione è quella di alleviare il peso dei badanti e, allo stesso tempo, garantire la sicurezza di chi ha bisogno di assistenza”, conclude l'intervista.

Intervista e testo: Monika Freund Schoch
Traduzioni:
EN: Monika Freund Schoch
FR: Rhea Braunwalder
IT: Lisa Kortmann
Avec le soutien de l'IA


Sito web del produttore

Sulla foto qui sotto: Amir e Reza Humanfar (i fondatori)